di Dott.ssa Mariarita Valentini (E-mail: mariaritavalentini@yahoo.it)
“Le opere, come nei pozzi artesiani, salgono tanto più alte quanto più a fondo la sofferenza ha scavato il cuore” (Marcel Proust)
L’arte è una forma di pensiero fantastico. Appartiene all’area transazionale di cui parla lo psicoanalista inglese Winnicott (1953); in cui il mondo soggettivo e quello oggettivo, la sfera del mondo interno e quella del mondo esterno, si incontrano creando un
terzo spazio. È in questo terzo spazio che la fantasia inconscia diviene condivisibile. Nell’artista il pensare fantastico, il pensare per immagini, occupa un ruolo estremamente importante. L’attenzione del fenomeno artistico e degli artisti ha costituito da sempre, insieme alla cifra storica che la contraddistingue, una delle costanti tra i vari “oggetti” di studio della psicologia. Nell’economia psichica dell’artista e del fruitore, le opere (libri, quadri, film, ecc.), sono la testimonianza del lavoro di recupero delle parti scisse del Sé; del lavoro di ricucitura insito nell’operazione creativa, del “fare arte” come ponte che unisce quei territori psichici che sembravano essere perduti per sempre.
Ma cos’è l’arte per chi ne ha fatto un mestiere? E la psicologia? Oggi a raccontarlo sarà lo scrittore Amedeo Renzulli.
Amedeo Renzulli è nato a Napoli. Ha lavorato nel campo delle tecnologie avanzate che hanno molte affinità con quelle militari. Ha gestito un piccolo tour operator con cui ha potuto girare il mondo. Ora vive a Roma dove si dedica all’attività di scrittore a tempo pieno. Nel 2005 ha pubblicato il romanzo “Nel sole di mezzanotte” (Ed. Gangemi) e nel 2009 il thriller “Sottrarsi al cielo” (Ed. Besa).
M.V. Andiamo pure in libertà, sulla psicologia? Allora, non so, la prima sensazione, il primo pensiero …
A.R. Penso che la psicologia sia un tassello importante tra le scienze del nostro secolo, fosse anche solo per la modernità e per l’aiuto che in alcuni momenti può dare.
M.V. Raccontami un po’ di te … (le origini, la tua famiglia, gli studi, la formazione …)
A.R. Questa è una domanda complessa potrei scrivere un romanzo e ci sono autori che si sono sbizzarriti parlando di se stessi. Potrei dirti che sono napoletano, ma sarebbe riduttivo, perché ho passato a Parigi e in Francia diversi anni della mia vita; potrei aggiungerti che sono romano ma ho passato tanti anni in provincia di Roma perché amo la campagna eppure, anche questo, sarebbe riduttivo perché le mie emozioni più forti le ho provate al mare. Gli studi, non per sminuire i miei professori, ma sono sempre stato un autodidatta, forse questo è il mio più grosso limite. Non mi fido di quello che scrive un solo libro, di solito ne leggo diversi sullo stesso argomento per farmi un opinione. Non credo nelle parti politiche e soprattutto oggi non credo in questa classe dirigente.
M.V. Qual è il primo ricordo inerente la scrittura?
A.R. Alle elementari un tema libero, e poi la poesia … Dante … Cavalcanti, il dolce stil novo, poter dire un giorno anch’io ho scritto qualcosa di bello, unico, raro. Oggi mi basterebbe dare a qualcuno qualcosa da leggere che non lo annoi, che dica “che bel libro”. Mi ricordo la prima poesia scritta perché era buio e c’erano le stelle e provavo qualcosa che era molto al di là del semplice amore per una donna; era la necessità di fermare l’immagine, l’emozione, il momento. Su una terrazza sotto le stelle con la musica ho iniziato a scrivere.
M.V. Quando hai deciso di scrivere il primo libro?
A.R. Il primo romanzo è stato “Nel Sole di mezzanotte” fino a quel momento avevo scritto racconti, non credevo di saper scrivere romanzi. Di saper incanalare le notizie, i personaggi, le trame dentro di me e di farle fluire in un getto d’inchiostro. È stata anche una reazione nei confronti della morte. Fino a quel momento non mi ero mai preso sul serio, io amo la letteratura, ma avevo inseguito sempre i falsi miti del mondo occidentale, i soldi, il lavoro … poi vedere la morte in faccia ti fa capire che devi sempre chiedere di più alla vita. Non avevo mai rincorso il mio vero sogno. Così da buon “samurai” al posto della via della spada ho seguito la via della penna.
M.V. Quanto c’è di Amedeo nei protagonisti delle tue storie?
A.R. Tanto … veramente tanto, ma ogni storia è frutto di un grande lavoro di ricerca, anche su se stessi.
M.V. Quale importanza ha avuto per te la lettura? Quali sono i libri che prediligi?
A.R. La letteratura giapponese come Akugatawa, Mishima; quella francese come Larteguy di “Saigon Addio” o “I Centurioni”; la fantascienza Dick, Herbert, Jack Vance; e poi Nietzsche.
M.V. Qual è la prima sensazione che ti dà la parola mare, la più antica?
A.R. Pace un senso assoluto di pace, e quando il mare è in piena tempesta di “bello”, di pieno, di vitalità allo stato puro.
M.V. Tu narri spesso il mutare del tempo, del vento, il paesaggio che cambia colore …
A.R. Bisogna vivere, e per vivere oltre la propria sfera personale (fatta a volte solo di individui), bisogna osservare gli sfondi, i colori, i paesaggi. Siamo influenzati dalla natura e cambiamo le nostre emozioni in funzione di ciò che ci circonda. Altre volte un posto ci sembra brutto o ci sembrerà brutto solamente perché ci è accaduto qualcosa di sgradevole.
M.V. Qual è il tuo rapporto con Roma?
A.R. Roma è la mia città, è casa a volte mi bastano due passi in centro per dimenticarmi dei piccoli problemi della vita.
M.V. Qual è il tuo rapporto con la Sardegna?
A.R. È una terra unica dai paesaggi spettacolari e ti permette di avere visioni …
M.V. Qual è il luogo a cui sei più legato?
A.R. Il Circeo e l’Oriente; Bali, l’Indonesia, Bangkok. Al Circeo mi riposo e penso, ma come ho una lira la spendo per andare a vedere qualche spiaggia dove sorge il sole …
M.V. C’è una poesia di Bukowski che dice:
(…) so bene che nessuno è
un “grande” scrittore.
può esserlo
stato,
ma scrivere è un’impresa
che ricomincia da capo
ogni volta
e tutti gli elogi,
i sigari, le bottiglie
di vino inviate
in tuo onore
non garantiscono
come sarà la riga successiva,
e soltanto quella conta, (…)
Cosa ne pensi?
A.R. Magari mi inviassero bottiglie ed elogi, probabilmente non me ne accorgo neanche. Per me il piacere è tutto nell’impresa, scrivere è tutto. Il resto che ci sia o non ci sia non conta, io mi diverto e spero di avere sempre tempo e soldi per divertirmi scrivendo. A volte ho troppe idee e mi blocco come l’asino di Buridano solo perché non so quale romanzo proseguire.
M.V. Chiudi gli occhi? Che colore vedi?
A.R. Il Rosso ed il Nero …
M.V. I colori di Stendhal … c’è da riflettere … l’intervista è terminata, grazie Amedeo …
A.R. Grazie a te …